La Spezia
SILURATO senza una spiegazione ed infangato nell’onore. Paolo Lavalle, il ‘re’ del Palio del Golfo, l’uomo più vittorioso delle disfide remiere spezzine, scaricato dalla borgata del Canaletto.
Un fatto eclatante, che affonda le sue radici in un episodio di cronaca avvenuto qualche settimana fa e che di fatto ha portato allo strappo, forse definitivo, tra uno dei ‘personaggi’ del Palio e la borgata giallorossa.
Tutto ha inizio lo scorso 11 marzo, quando un dipendente dell’azienda di mitilicoltura diretta da Lavalle viene sorpreso a rubare i muscoli in un allevamento.
Da quel momento, per l’ex vogatore il cammino da ‘re’ a ‘brigante’ è stato purtroppo breve, con le accuse nei suoi confronti che si sono sprecate e con la «sua» borgata che gli ha girato le spalle, sollevandolo dal ruolo di allenatore ed estromettendo dalla squadra anche il figlio Francesco, 8 anni, giovanissimo e promettente timoniere.
«Da due settimane mi è caduto il mondo addosso – spiega Paolo Lavalle – sono stato infamato da accuse di persone che credevo amiche ma che non hanno esitato a darmi del ladro. La mia famiglia è dal 1860 che alleva muscoli, chi mi conosce davvero sa che non ho bisogno di andare a rubare in altri vivai. Quel ragazzo ha fatto un errore, ma io non c’entro nulla, sono un uomo d’onore e di certo non mi è mai passato per la testa di fare certe cose».
SILURATO senza una spiegazione ed infangato nell’onore. Paolo Lavalle, il ‘re’ del Palio del Golfo, l’uomo più vittorioso delle disfide remiere spezzine, scaricato dalla borgata del Canaletto.
Un fatto eclatante, che affonda le sue radici in un episodio di cronaca avvenuto qualche settimana fa e che di fatto ha portato allo strappo, forse definitivo, tra uno dei ‘personaggi’ del Palio e la borgata giallorossa.
Tutto ha inizio lo scorso 11 marzo, quando un dipendente dell’azienda di mitilicoltura diretta da Lavalle viene sorpreso a rubare i muscoli in un allevamento.
Da quel momento, per l’ex vogatore il cammino da ‘re’ a ‘brigante’ è stato purtroppo breve, con le accuse nei suoi confronti che si sono sprecate e con la «sua» borgata che gli ha girato le spalle, sollevandolo dal ruolo di allenatore ed estromettendo dalla squadra anche il figlio Francesco, 8 anni, giovanissimo e promettente timoniere.
«Da due settimane mi è caduto il mondo addosso – spiega Paolo Lavalle – sono stato infamato da accuse di persone che credevo amiche ma che non hanno esitato a darmi del ladro. La mia famiglia è dal 1860 che alleva muscoli, chi mi conosce davvero sa che non ho bisogno di andare a rubare in altri vivai. Quel ragazzo ha fatto un errore, ma io non c’entro nulla, sono un uomo d’onore e di certo non mi è mai passato per la testa di fare certe cose».
LAVALLE si dice molto amareggiato soprattutto per il comportamento della borgata presieduta da Paolo Dini.
«Mi hanno escluso senza una motivazione, ma la cosa che più mi ha ferito è l’atteggiamento mostrato nei confronti di mio figlio Francesco, anch’egli estromesso senza un perché, la cui unica colpa è quella di essere mio figlio. Alla borgata ho dato tanto – sottolinea Lavalle – non ho mai chiesto un soldo per vogare perché lo faccio per passione, anzi quando c’era da tirare fuori i soldi non mi sono mai tirato indietro, e come ‘ringraziamento’ sono stato estromesso ed infangato ».
«Mi hanno escluso senza una motivazione, ma la cosa che più mi ha ferito è l’atteggiamento mostrato nei confronti di mio figlio Francesco, anch’egli estromesso senza un perché, la cui unica colpa è quella di essere mio figlio. Alla borgata ho dato tanto – sottolinea Lavalle – non ho mai chiesto un soldo per vogare perché lo faccio per passione, anzi quando c’era da tirare fuori i soldi non mi sono mai tirato indietro, e come ‘ringraziamento’ sono stato estromesso ed infangato ».
UNA VICENDA che potrebbe chiudere definitivamente ogni rapporto tra il plurivincitore del Palio e la borgata, con il vogatore che non esita a levarsi qualche sassolino dalla scarpa. «In quella borgata certa gente confonde lo sport con la politica ed ha fatto ormai il suo tempo – attacca Lavalle – e per ora con queste persone non ho nulla da condividere. I ‘tesori’ andrebbero tenuti in borgata, non fatti scappare, ma in questo non ci sono mai riusciti, e i risultati delle ultime due edizioni del Palio lo dimostrano».
Matteo Marcell