CLAMOROSO cambio di casacca di Paolo Lavalle. L’imperatore del Palio del Golfo ha lasciato il Lerici, dove aveva vinto l’ennesimo trofeo in passeggiata Morin e si è trasferito dall’altra parte della costa, a Porto Venere.
«Gli allenamenti non coincidevano più con le mie esigenze e sono stato costretto a cambiare borgata » ha spiegato Lavalle. Eppure sembrava tutto riconfermato a Lerici.
Invece… «Non posso alzarmi alle tre e mezza per fare il mitilicoltore – aggiunge – e ritornare a casa dopo le 21, al termine degli allenamenti. Così quando è arrivata l’offerta del Porto Venere non me la sono lasciata sfuggire. Anche per una questione di stimoli».
Sono stati il capoborgata Roberto Ribolini e i dirigenti Giambattista Basso Giovanni Dotti a mettere a segno il colpaccio nella speranza di riportare il palio in borgata che manca dagli anni Settanta.
A Lerici certamente non l’hanno presa bene. «Beh, è naturale, dopo la vittoria dell’estate scorsa c’era la giusta euforia – prosegue Lavalle – ho lasciato un ottimo gruppo, ma la loro vita non poteva determinare la mia morte e così ho deciso di lasciare. E poi vale sempre la mia regola: “Vincere è difficile, rivincere quasi impossibile”».
Lavalle non ha perso tempo e ha già allestito l’equipaggio con cui confida di vincere il Palio del Golfo nel prossimo biennio. Capovoga è Alessio Nardini, reduce da una buona stagione; i remi pari sono Riccardo Muzzi e Cristian Biagioni, che non rientravano più nei piani del Fezzano. Infine al terzo remo c’è Gabriele Pindaro del Marola, oltre ovviamente al timoniere Francesco Lavalle, figlio di Paolo.
«È un equipaggio giovane, carico di rabbia e tecnicamente valido. Se ci capisco qualcosa di voga, dico che entro due anni può vincere alla Morin. È una scommessa che ho fatto con i ragazzi e sarebbe fantastico vincerla».
Se così fosse per Lavalle si tratterebbe di vincere il Palio con la quinta borgata: oltre alle edizioni vinte da vogatore con Canaletto, Crdd e Marola, nel palmares figura quella da allenatore con il Lerici.
A Porto Venere incrociano le dita dopo aver sfiorato il successo nei giovani.