OGNI domenica il“popolo” del Palio del Golfo è abituato ad arrivare nel paese dove si svolge la regata, e trovare il campo di gara pronto per ospitare gli equipaggi che si daranno battaglia nelle sempre intense e appassionati prepalio. Ma quasi mai ci si interroga su chi c’è dietro al duro e faticoso lavoro per realizzare il campo di gara, e, quindi, di chi trascorre un’intera mattinata per cercare di posizionare le 26 boe (che il giorno del palio, alla Morin, sono in realtà 30 ) nel miglior modo possibile.
Gli autori di questo impegnativo lavoro sono poco conosciuti al mondo del palio, un’irriconoscenza decisamente ingiusta, se pensiamo a quanto sia fondamentale il loro compito.
Fare un campo di gara, infatti, non è certamente un’operazione da poco: è un lavoro di precisione, che richiede tanto tempo e pazienza.
Vincenzo Bagnato, Loriano Ivani, Marco Sassi, Luca Pallano, Massimo Castiglia e Marcello Dinorscia, dipendenti della Marina militare, si svegliano ogni domenica mattina all’alba e quando il tempo è bello, e il mare calmo, il loro lavoro può essere considerato tutto sommato semplice. Ma quando invece tira il vento, il fondale è alto e il mare increspato, tutto si complica maledettamente.
«È un lavoro impegnativo – dice Vincenzo Bagnato, che si occupa dell’allestimento del campo di gara da ventitrè anni, precisamente dal 1992 – la domenica ci ritroviamo in Arsenale alle cinque del mattino e partiamo per andare sul posto a posizionare le boe. La durata del lavoro varia – prosegue Bagnato – ma capita alle volte che ci vogliano addirittura sei ore».
Il campo viene misurato con il telemetro che serve a stabilire la distanza dei bersagli. Vengono fissati i quattro punti e vengono calcolate le larghezze e le lunghezze del campo. Tra una boa e l’altra ci sono dieci-quindici metri, e il gavitello è sostenuto da un peso di 25 kili, che serve ad ancorarsi sul fondale. «L’esperienza aiuta – dice ancora Vincenzo Bagnato – ma dobbiamo essere sempre scrupolosi,perché la precisione è fondamentale». Inoltre al Palio, questo lavoro è più complesso rispetto a una normale gara di routine. L’allestimento del campo di gara inizia addirittura diversi giorni prima: il perimetro all’interno del quale si svolge la regata viene circondato da un cavo d’acciaio, per non fare entrare le barche da diporto. Al cavo d’acciaio sono collegate poi delle boe di ferro grazie a dei galleggianti che servono a chiudere il campo laterale. Purtroppo capita spesso che durante le gare alcune boe di virata affondano oppure si rompano. «Sono rimaste solamente 28 boe – fa sapere Alberto Vignali, vice presidente della Lega Canottaggio – una volta ne avevamo quasi quaranta, ora ne abbiamo solo due di scorta. Finite quelle, non ne abbiamo più».
Gli autori di questo impegnativo lavoro sono poco conosciuti al mondo del palio, un’irriconoscenza decisamente ingiusta, se pensiamo a quanto sia fondamentale il loro compito.
Fare un campo di gara, infatti, non è certamente un’operazione da poco: è un lavoro di precisione, che richiede tanto tempo e pazienza.
Vincenzo Bagnato, Loriano Ivani, Marco Sassi, Luca Pallano, Massimo Castiglia e Marcello Dinorscia, dipendenti della Marina militare, si svegliano ogni domenica mattina all’alba e quando il tempo è bello, e il mare calmo, il loro lavoro può essere considerato tutto sommato semplice. Ma quando invece tira il vento, il fondale è alto e il mare increspato, tutto si complica maledettamente.
«È un lavoro impegnativo – dice Vincenzo Bagnato, che si occupa dell’allestimento del campo di gara da ventitrè anni, precisamente dal 1992 – la domenica ci ritroviamo in Arsenale alle cinque del mattino e partiamo per andare sul posto a posizionare le boe. La durata del lavoro varia – prosegue Bagnato – ma capita alle volte che ci vogliano addirittura sei ore».
Il campo viene misurato con il telemetro che serve a stabilire la distanza dei bersagli. Vengono fissati i quattro punti e vengono calcolate le larghezze e le lunghezze del campo. Tra una boa e l’altra ci sono dieci-quindici metri, e il gavitello è sostenuto da un peso di 25 kili, che serve ad ancorarsi sul fondale. «L’esperienza aiuta – dice ancora Vincenzo Bagnato – ma dobbiamo essere sempre scrupolosi,perché la precisione è fondamentale». Inoltre al Palio, questo lavoro è più complesso rispetto a una normale gara di routine. L’allestimento del campo di gara inizia addirittura diversi giorni prima: il perimetro all’interno del quale si svolge la regata viene circondato da un cavo d’acciaio, per non fare entrare le barche da diporto. Al cavo d’acciaio sono collegate poi delle boe di ferro grazie a dei galleggianti che servono a chiudere il campo laterale. Purtroppo capita spesso che durante le gare alcune boe di virata affondano oppure si rompano. «Sono rimaste solamente 28 boe – fa sapere Alberto Vignali, vice presidente della Lega Canottaggio – una volta ne avevamo quasi quaranta, ora ne abbiamo solo due di scorta. Finite quelle, non ne abbiamo più».
Selene RICCO