IL TELLARO potrebbe essere arrivato a un punto di non ritorno. C’è il rischio che la borgata venga addirittura ceduta per fare spazio a qualcun altro, perché, stando alle parole del capo borgata Bartolomeo Cabani, al paese non interessa avere un proprio equipaggio per il quale fare il tifo.
«Il paese non si merita gli sforzi che facciamo – dice Cabani – io e la presidente Anna Viviani abbiamo provato con tutte le forze a tirare avanti, ma è difficile, perché a Tellaro interessa solo la sagra del polpo, il borgo fatato e il natale subacqueo, che peraltro ho inventato io. Quando si parla di bomboloni, frittelle e sgabei – prosegue – la gente si fa avanti,ma quando si tratta di lavorare per il palio, ci lasciano tutti da soli».
Sono parole forti e dure ma anche un po’ addolorate quelle di Cabani, parole di chi dopo anni di assoluta devozione e impegno, si vede costretto ad alzare bandiera bianca.
Bartolomeo Cabani non è un personaggio qualunque, bensì è uno degli autori principali per aver scritto quell’indimenticabile pagina di storia che tutti conoscono. C’era infatti anche lui a bordo del Tellaro nel 1973, quando insieme a Walter Varese, Giovanni Battistelli (al quale è intitolata la borgata per essere scomparso prematuramente nel 1989) e Nicholas Holdswort,
con Gino Maricanola al timone, vinse il primo e ultimo palio della borgata numero 11, dopo aver dominato l’intera stagione. L’equipaggio rimase tra i favoriti anche l’anno successivo,ma poi il Tellaro cominciò ad occupare le parti basse della classifica, senza mai riuscire ad allestire un equipaggio veramente competitivo. Questo fino allo scorso anno, quando Matteo Gambirasio, Alfonso Conte, Marco Venturini e Paolo Da Pozzo avevano deciso di tentare la sorte permettendo alla borgata di essere presente non solo per partecipare, ma con obiettivi più ambiziosi. Di fatto arrivò un ottimo terzo posto, che Cabani definisce però come un fuoco di paglia.
«Un tentativo di ricostruire qualcosa che è assolutamente fallito – dichiara – l’equipaggio è salito sul podio, ma non abbiamo avuto nessun riscontro con il paese. Eravamo tornati a essere competitivi dopo decenni, ma siamo tornati indietro di quarant’anni. Il risultato è stato fine a se stesso, abbiamo ricevuto una diffida per il sabotaggio della barca e ora, per un motivo o per l’altro, ci ritroviamo con le tasche vuote». Per rimettere lo scafo nelle condizioni di poter gareggiare, sono infatti stati fatti tanti sforzi economici ed è stato fondamentale l’impegno dei pochi volontari. La barca è tra l’altro tenuta a Marola, a causa dell’impossibilità di poter svolgere gli allenamenti nel paese di Tellaro.
«Io sono dimissionario – conclude Cabani – ma ho promesso di contribuire fino alla fine di questa stagione perché la presidente mi ha chiesto una mano, e non posso dire di no. Finito questo palio mi levo dalla scena».
«Il paese non si merita gli sforzi che facciamo – dice Cabani – io e la presidente Anna Viviani abbiamo provato con tutte le forze a tirare avanti, ma è difficile, perché a Tellaro interessa solo la sagra del polpo, il borgo fatato e il natale subacqueo, che peraltro ho inventato io. Quando si parla di bomboloni, frittelle e sgabei – prosegue – la gente si fa avanti,ma quando si tratta di lavorare per il palio, ci lasciano tutti da soli».
Sono parole forti e dure ma anche un po’ addolorate quelle di Cabani, parole di chi dopo anni di assoluta devozione e impegno, si vede costretto ad alzare bandiera bianca.
Bartolomeo Cabani non è un personaggio qualunque, bensì è uno degli autori principali per aver scritto quell’indimenticabile pagina di storia che tutti conoscono. C’era infatti anche lui a bordo del Tellaro nel 1973, quando insieme a Walter Varese, Giovanni Battistelli (al quale è intitolata la borgata per essere scomparso prematuramente nel 1989) e Nicholas Holdswort,
con Gino Maricanola al timone, vinse il primo e ultimo palio della borgata numero 11, dopo aver dominato l’intera stagione. L’equipaggio rimase tra i favoriti anche l’anno successivo,ma poi il Tellaro cominciò ad occupare le parti basse della classifica, senza mai riuscire ad allestire un equipaggio veramente competitivo. Questo fino allo scorso anno, quando Matteo Gambirasio, Alfonso Conte, Marco Venturini e Paolo Da Pozzo avevano deciso di tentare la sorte permettendo alla borgata di essere presente non solo per partecipare, ma con obiettivi più ambiziosi. Di fatto arrivò un ottimo terzo posto, che Cabani definisce però come un fuoco di paglia.
«Un tentativo di ricostruire qualcosa che è assolutamente fallito – dichiara – l’equipaggio è salito sul podio, ma non abbiamo avuto nessun riscontro con il paese. Eravamo tornati a essere competitivi dopo decenni, ma siamo tornati indietro di quarant’anni. Il risultato è stato fine a se stesso, abbiamo ricevuto una diffida per il sabotaggio della barca e ora, per un motivo o per l’altro, ci ritroviamo con le tasche vuote». Per rimettere lo scafo nelle condizioni di poter gareggiare, sono infatti stati fatti tanti sforzi economici ed è stato fondamentale l’impegno dei pochi volontari. La barca è tra l’altro tenuta a Marola, a causa dell’impossibilità di poter svolgere gli allenamenti nel paese di Tellaro.
«Io sono dimissionario – conclude Cabani – ma ho promesso di contribuire fino alla fine di questa stagione perché la presidente mi ha chiesto una mano, e non posso dire di no. Finito questo palio mi levo dalla scena».
Selene RICCO