Il “caso” Giacomo Mori agita le acque del Palio del Golfo nella fase finale del campionato provinciale di canottaggio. L’atleta, domenica assente, è sospeso cautelativamente e deferito al giudice unico per aver violato la regola sul cartellino.
Nei giorni scorsi si era apertamente parlato di una doppia richiesta di cartellinamento, ovvero una impegnativa, firmata dal vogatore Giacomo Mori, già campione del golfo lo scorso anno con Le Grazie, poi imbarcato dal Canaletto e quindi definitivamente schierato dal Fezzano con lo stesso team con cui aveva vinto nel 2014. In maniera riservata, perchè di voci e non di prove si trattava, la Lega Canottaggio aveva aperto un’indagine, la terza indagine riservata aperta in questa stagione su posizioni o fatti inerenti singoli atleti.
Acquisiti gli atti, domenica scorsa è stato sospeso il cartellino di Mori, ma visto che l’armo del Fezzano non era presente alla gara, se pur iscritto regolarmente, la contestazione e la comunicazione è avvenuta successivamente. Secondo quanto spiegato dagli “addetti ai lavori” l’atleta, se avesse partecipato alla gara, sarebbe comunque stato inevitabilmente squalificato, da qui la scelta, per molti saggia, di non presentarsi sino al chiarimento della vicenda.
La sospensione del cartellino, come spiegato dallo staff della Lega, è un atto dovuto e di garanzia, a tutela del singolo e della società, perchè in questo caso, con un simile illecito, potrebbe essere decaduta la copertura assicurativa.
In casi analoghi gli atleti non vengono fatti vogare sino alla definizione della pratica di cartellinamento.
A questo punto la parola passa al giudice unico, l’avvocato Andrea Frau, a cui Mori è stato deferito per la violazione dell’articolo 6 che vieta ad un vogatore di firmare più di una richiesta di cartellinamento. Lo stesso giudice deve valutare l’intera vicenda e comprendere il ruolo delle borgate interessate, ovvero capire se il Fezzano era a conoscenza di un simile atto vincolante e perchè non abbia richiesto al Canaletto lo svincolo entro il termine del trenta giugno.
Il giudice unico potrebbe emettere una sentenza o rimandare la decisione all’organo superiore, cioè la commissione di appello.
Tra le possibilità di sanzione vi è persino la squalifica, non è definibile di quante giornate, che potrebbe colpire società o solo l’atleta. Ed a tre domeniche dal Palio la questione non è certamente semplice.