San Terenzo e il Palio del Golfo si accompagnano già dalla prima edizione: era il 1932 quando con una barca di nome Armida si piazzarono in ultima posizione; si diede colpa allo scafo poco competitivo e grazie a una colletta popolare nel 1935 venne costruita una barca nuova.
Erano gli anni delle innovazioni, delle trasformazioni dalle barche da pesca in scafi da regata. Nel 1937 l’equipaggio santerenzino si piazzò al secondo posto rendendo la vita durissima al Cadimare.
Dopo i brillanti anni trenta il San Terenzo finì nella mediocrità. Era l’agosto del 1945 e quel Palio, causa il bombardamento della passeggiata Morin, fu corso proprio a San Terenzo, a voler incominciare subito, fu il patron del palio Angelo Maioli: a trionfare in quell’edizione fu proprio l’armo di casa.
A quella prima vittoria di sessanta anni fa, ne è seguita solo un’altra, quella del 1964. Per tornare protagonisti i biancoverdi devono aspettare la metà degli anni ‘80.
Poi una nuova fase di declino e alla metà degli anni novanta, pur con equipaggi che in mare non riescono a ottenere risultati brillanti, attorno alla borgata si raccoglie un manipolo di borgatari si decide di puntare sulla sfilata.
Nel 1993 si piazza al terzo posto, ricordando il soggiorno del poeta Percy Bisshe Shelley e l’anno dopo, ottiene un meritatissimo successo rievocando con grande gusto e splendidi costumi una delle pagine più tristi della storia del paese: lo scoppio di Forte Falconara del 28 settembre 1922.
Nella sfilata i biancoverdi santerenzini sono protagonisti per molti anni e sul podio ci finiscono col secondo posto del 1998 e il terzo del 2001 e 2003; in mare invece la passione si affievolisce e l’ultimo piazzamento di prestigio è il secondo posto del 1990 e poi una serie di partecipazioni per onor di firma o poco più. Da circa un paio d’anni, grazie a un gruppo di giovani del posto, si sta cercando di ridare un volto alla borgata.
Impossibile dimenticare il personaggio che ha tenuto in vita per molti anni e con non poche difficoltà la borgata, Dismo Mencacci: è stato l’anima della società sino al 1997.
Alla manifestazione remiera ha dato tantissimo anche se Dismo non era caratterialmente un uomo da prima fila; nel consiglio delle borgate e in federazione era autorevole e ascoltato ma allo stesso tempo riservato, una figura di grande sportivo che merita di essere annoverato tra i pochi grandissimi che anno contribuito a fare la fortuna della manifestazione remiera.