IN MOLTI la chiamano vendetta, altri, più istruiti, legge del contrappasso. Il Marola ha restituito al Fezzano la coltellata mortale al cuore ricevuta nel 2004 quando, grande favorita e al culmine di un ciclo di vittorie irripetibile, si vide superare dall’armo verde. Ieri sera è successo quello che la gente di Fezzano mai si sarebbe aspettata e agioire sono gli arancio-granata di Gianni Cargiolli, equipaggio di ragazzini terribili che l’anno scorso vogavano negli juniores.
Gianni Carrara, capovoga; Nicola Vischio e Nunzio Ianò, centrali; Diego Maddaluno, pruista; Elisabetta Giunti, timoniera; Sergio Silvi ed Emilio Giunti, allenatori.
Un’apoteosi per i marolini; una delusione, che definire cocente è davvero poco, per i fezzanesi che si sono presentati in massa sulla Morin, forti di nove successi su dieci gare disputate nelle prepalio (la rimanente l’ha vinta proprio il Marola).
Ma la gara della prima domenica d’agosto, si sa, fa storia a parte e ieri, quello che sembra un abusato luogo comune, è stato mostrato al mondo.
Si è disputato il Palio più appassionante e combattuto delle ultime edizioni, tirato fino alla fine e ricco di colpi a sorpresa. Basti pensare che, ai tre giri di boa, hanno virato tre barche diverse: ai 500 metri Porto Venere, ai 1.000 Marola, ai 1.500 Fezzano.
Il tutto con scarti minimi. Poi, negli ultimi 500 metri e nel serra voga conclusivo, i giovani marolini hanno fatto l’impossibile precedendo per due secondi la corazzata verde guidata da Daniele Zampieri, con Patrizio Pierleoni (che ha mancato il suo settimo successo personale, Andrea Migliorini, Mattia Danubio, timonati da Emanuele Smecca). La classifica finale ha visto primo Marola (11’07”09), secondo Fezzano (11’ 09”72), terzo la grande rivelazione Tellaro (11’16”65),poi, a seguire, Porto Venere, Muggiano, Crdd, Canaletto, Fossamastra, Lerici, Cadimare, Le Grazie, Santerenzo. Venere Azzurra squalificata per avere saltato la boa dei 500 metri.
Al termine, la gioia incontenibile (e per molti versi inattesa) della torcida arancio-granata e la disperazione dei fezzanesi i cui tifosi, tutti in maglia o canotta verde, sono rimasti ammutoliti.
Tutt’intorno gli sberleffi degli avversari, soprattutto degli eterni rivali di Cadimare che hanno intonato cori inneggianti ai vincitori, botte di “Grazie Marola” e “Non vincerete mai”. Insomma, tutto come da copione: tifo, colori, lacrime di gioia e di dolore.
Sì, perché per la gente delle borgate il Palio prende testa, cuore e pancia, da vivere col corpo e con l’anima.
Tutto come da copione tra il pubblico ( forse meno numeroso rispetto alle passate edizioni) e sul palco delle autorità, presenti i sindaci di Spezia, Lerici, Porto Venere, assessori, prefetto, ammiraglio, direttore di Carispezia, presidenti delle Autorità portuali di Spezia e Genova, di Confindustria.
Prima assoluta per il senatore del Partito democratico, Massimo Caleo, che, da sarzanese verace, non aveva mai assistito a un Palio del golfo. «Tutt’al più ho fatto un giro in barca ai Bozi di Saudino, ma remando in tondo», ha commentato ridendo.
Gianni Carrara, capovoga; Nicola Vischio e Nunzio Ianò, centrali; Diego Maddaluno, pruista; Elisabetta Giunti, timoniera; Sergio Silvi ed Emilio Giunti, allenatori.
Un’apoteosi per i marolini; una delusione, che definire cocente è davvero poco, per i fezzanesi che si sono presentati in massa sulla Morin, forti di nove successi su dieci gare disputate nelle prepalio (la rimanente l’ha vinta proprio il Marola).
Ma la gara della prima domenica d’agosto, si sa, fa storia a parte e ieri, quello che sembra un abusato luogo comune, è stato mostrato al mondo.
Si è disputato il Palio più appassionante e combattuto delle ultime edizioni, tirato fino alla fine e ricco di colpi a sorpresa. Basti pensare che, ai tre giri di boa, hanno virato tre barche diverse: ai 500 metri Porto Venere, ai 1.000 Marola, ai 1.500 Fezzano.
Il tutto con scarti minimi. Poi, negli ultimi 500 metri e nel serra voga conclusivo, i giovani marolini hanno fatto l’impossibile precedendo per due secondi la corazzata verde guidata da Daniele Zampieri, con Patrizio Pierleoni (che ha mancato il suo settimo successo personale, Andrea Migliorini, Mattia Danubio, timonati da Emanuele Smecca). La classifica finale ha visto primo Marola (11’07”09), secondo Fezzano (11’ 09”72), terzo la grande rivelazione Tellaro (11’16”65),poi, a seguire, Porto Venere, Muggiano, Crdd, Canaletto, Fossamastra, Lerici, Cadimare, Le Grazie, Santerenzo. Venere Azzurra squalificata per avere saltato la boa dei 500 metri.
Al termine, la gioia incontenibile (e per molti versi inattesa) della torcida arancio-granata e la disperazione dei fezzanesi i cui tifosi, tutti in maglia o canotta verde, sono rimasti ammutoliti.
Tutt’intorno gli sberleffi degli avversari, soprattutto degli eterni rivali di Cadimare che hanno intonato cori inneggianti ai vincitori, botte di “Grazie Marola” e “Non vincerete mai”. Insomma, tutto come da copione: tifo, colori, lacrime di gioia e di dolore.
Sì, perché per la gente delle borgate il Palio prende testa, cuore e pancia, da vivere col corpo e con l’anima.
Tutto come da copione tra il pubblico ( forse meno numeroso rispetto alle passate edizioni) e sul palco delle autorità, presenti i sindaci di Spezia, Lerici, Porto Venere, assessori, prefetto, ammiraglio, direttore di Carispezia, presidenti delle Autorità portuali di Spezia e Genova, di Confindustria.
Prima assoluta per il senatore del Partito democratico, Massimo Caleo, che, da sarzanese verace, non aveva mai assistito a un Palio del golfo. «Tutt’al più ho fatto un giro in barca ai Bozi di Saudino, ma remando in tondo», ha commentato ridendo.
Amerigo LUALDI