C’È ANCHE CICA, uno splendido cagnolino, a “visionare” il lavoro delle sartine del San Terenzo, impegnate a realizzare abiti coreografici spettacolari. Lei, la mascotte, entra in quella saletta, di viale Vittoria, e neppure intuisce l’agitazione delle loro “padrone” indaffaratissime con aghi, fili e macchine da cucire alla mano. Sì, perché la borgata quest’anno è alla ricerca del riscatto. E dopo aver presentato, per la sfilata 2013, una sessantina di figuranti vestiti in kilt, con due suonatori di cornamusa, per ricordare l’arrivo nel borgo del vescovo scozzese, quest’anno dà vita a una raffigurazione dove non mancheranno effetti speciali. Hanno preso spunto dalla poetessa Mary Shelley, che proprio a San Terenzo trascorse una vacanza, soggiornando in Villa Magri. Immaginandola seduta in terrazza, i borgatari hanno supposto che il mare e il panorama locale l’avesse ispirata a iniziare la stesura della sua opera, il romanzo Frankenstein, poi ripreso sulla pellicola, per diventare un cult della fantascienza. I borgatari però, porteranno in sfilata una rivisitazione del romanzo, trasformandolo nella parodia cinematografica di Mel Brooks. E così il carro allegorico trainato dagli uomini e dalle donne del posto, diventerà il laboratorio del dottor Frankenstein, che darà vita alla sua creatura: prendendo spunto dalla letteratura gotica, faranno dunque la loro apparizione per le vie e le strade spezzine i mostri, le streghe, i licantropi e i vampiri. «Gli stessi santerenzini — spiega la responsabile della sfilata, Giuliana Meneghini — che Shelley descriveva nelle sue lettere come persone bizzarre. Ecco perché ci mescoleremo con queste creature». Oltre al carro principale, che attraverserà la città tra fulmini e scariche elettriche, proprio quando la creatura si risveglierà, la borgata ha poi dato vita a un secondo carro, più piccolo di dimensioni, dove si potrà ammirare la poetessa nel suo studio dedita alla realizzazione del suo romanzo. Un gran daffare, quindi, per la gente del borgo che crede vivamente nella sfilata. Un gran lavoro, soprattutto, nella creazione dei costumi. Da un paio di mesi le donne si incontrano in quel locare, ogni pomeriggio, per portare a termine il loro operato, che si annuncia straordinario: merito di Giuliana, Alessandra, Franca, Letizia, Denise, Mariangela, Rosalia, Annalisa, Elisabetta, Selene e Francesca, se il sogno sta diventando realtà. Un locale di pochi metri quadrati che piano piano hanno trasformato in atelier di moda. Tra gli uomini, che in questi giorni hanno letteralmente occupato l’altro locale adiacente al luogo di ritrovo delle donne, troviamo Andrea, Giovanni, il presidente della borgata Matteo Passalacqua, Valter, Dino e Nicolò: sono loro che si occupano dei lavori pesanti, costruendo giorno dopo giorno i loro carri allegorici. Che, durante la kermesse serale, saranno circondati da 120 figuranti, tutti rigorosamente vestiti e truccati da mostri e da streghe. Bellissimi. Così come i carri che sono pronti per essere portati in città: fatti di cartapesta, polistirolo, colla, mani e estro. Ecco i loro materiali. Quelli invece utilizzati per i costumi, anch’essi ormai pronti, quindi stoffe, cerniere e quant’altro, sono stati donati in parte dall’associazione culturale Trabastia, «ma il miracolo l’abbiamo fatto noi — precisa la responsabile della sfilata — facendo il 90% del lavoro». Che dire, dunque. Il San Terenzo c’è, e anche quest’anno porterà in scena una coreografia che non mancherà di stupire e rallegrare tutto il pubblico spezzino, che da seguirà con trepidazione quel serpentone di figuranti “salutare”, come da tradizione, l’89esimo Palio del Golfo ormai alle porte.
Laura PROVITINA