Le Grazie, scusate il ritardo
«ELEMENTARE Watson». I libri gialli non sono più quelli di una volta e l’”assassino” dell’89° Palio del Golfo si è scoperto fin dalla prima gara stagionale. Quella di ieri, l’ultima pagina, non ha riservato sorpresa alcuna. Colori bianco-rosso e faccia da spietato killer , a “uccidere” gli altri dodici rivali è stato l’armo delle Grazie e l’ha fatto con un tempo monstre, 10’ 53” 89, roba da far ricordare il Cadimare del 1955 (10’40”) il cui exploit non venne però omologato dato che il campo di gara venne riconosciuto più corto dei canonici duemilametri. Record delle Grazie (Daniele Zampieri, Giacomo Mori, Giuseppe Liberatore, Diego D’imporzano, timoniere Stefano Angeloni) e tempo pazzesco, sotto gli undici minuti, anche il Marola, secondo classificato con 10’ 57” 60, senza contare che anche il Fezzano, terzo, e il Canaletto, quarto, hanno chiuso, rispettivamente a 11’ 04” 38 e a 11’ 06 “06, roba che, fino a qualche anno, il Palio lo avrebbero vinto in carrozza. Insomma, più motoscafi che barche a remima questa è l’evoluzione dei tempi. Per il resto, c’è ben poco da spiegare. Quello delle Grazie, allenato da Luca Cavallini – ex olimpionico di canottaggio a sedile mobile e vincitore di tre Pali (nel 1989 col Venere Azzurra, nel 1993 col Fossamastra e nel 1999 col Cadimare) – era e resta l’equipaggio più forte in assoluto , come dimostrato dalla fine di maggio a ieri. Hanno voglia di dire, alcuni degli avversari, che la loro barca non è regolare e che i ragazzi di Cavallini “scarrellano”. Alla Morin, Liberatore, che di vittorie al Palio ne ha messe già insieme una mezza dozzina o forse più, e company hanno fatto ciò che hanno voluto, impeccabili fin dalla partenza, in testa dall’inizio alla fine. Tanto che un tifoso graziotto assiepato ai lati della tribuna d’onore si è rivolto sbeffeggiante ai tifosi avversari sentenziando spavaldamente: «I nostri vogano con la sigaretta in bocca ». Un’immagine ironicamente onnicomprensiva del trionfo dell’equipaggio e della borgata di Ria (il nome storico delle Grazie) che non stringevano tra le mani il gonfalone di San Venerio dal 1951, roba da preistoria. L’apoteosi è stata annunciata ma, non per questo, meno nobile e appassionante. L’armo biancorosso ha guadagnato la testa del gruppo fin dalle prime palate: primo al giro di boa dei 500 metri davanti a Marola, Fezzano e Canaletto; primo ai mille, sempre con gli stessi avversari sulla scia e trionfatore ai duemila coi tifosi graziotti che si erano già tuffati in mare per festeggiare quando mancavano ancora duecento metri al traguardo. In definitiva, l’ordine d’arrivo è stato il seguente: Le Grazie 10’ 53” 89; Marola10’57”60; Fezzano 11’04” 38; Canaletto 11’06”06; Fossamastra 11’12”47; Porto Venere 11’12”78; Muggiano 11’15”68; Crdd 11’16”17; Venere Azzurra11’ 16”58; San Terenzo 11’29”94; Lerici 11’34”69; Cadimare 11’39”13; ritirato Tellaro. Un Palio numero 89 che, dal punto di vista dei pronostici, li ha rispettati tutti. Il Crdd ha vinto nella categoria femminile; il Canaletto, con l’altro record di 5’ e 24”, negli Juniores. Insomma, nessun colpo di scena, men che meno un finale thrilling come in tanti, più o meno nascostamente, si auguravano. Gli “assassini” sono stati i maggiordomi, come dal più consunto copione. Una noia per gli osservatori neutrali; una gioia indescrivibile per chi ha vinto. AMERIGO LUALDI
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