«Le Grazie è la più forte e dà fastidio»
LE GRAZIE “scarrella”? Ma non fatemi ridere. La verità è che, quando al Palio c’è un equipaggio nettamente più forte degli altri, gli avversari cercano in tutti i modi di screditarlo. È sempre stato così». Mario Conte, uno dei miti di Cadimare nei ruggenti anni ‘60-’70, resta un polemista nato, nonostante i 69 anni vissuti con un intramontabile amore per la voga e il Palio. Memorabili le sue quattro vittorie di fila col Cadimare dal 1969 al 1972 e le sanguigne polemiche con il Canaletto guidato dall’amico-nemico (e coetaneo), Gianni Casali, un altro di quelli tosti. “Marietto” Conte vinse il suo primo Palio con gli juniores (allora sui 2 mila metri) nel 1964 e , dopo aver vogato per anni, ha allenato il Cadimare, il San Terenzo, il Marola. Inutile rimarcare che non si perde una prepalio ed è al corrente di quanto succede nel Barnum del golfo. Qual è la sua opinione sul “fattaccio” della stagione ? «C’è un attacco feroce, da parte di qualche borgata tra le quali, per fortuna, non c’è il Cadimare, nei confronti delle Grazie e del suo allenatore che hanno semplicemente la “colpa” di essere almeno due spanne sopra tutti gli altri. E allora si sono attaccati alla scusa dello “scarrellamento” e alla conseguente violazione del regolamento. Ma è tutta una manfrina». Lei ha visto vogare l’equipaggio delle Grazie e gli altri. Non ha notato alcuna differenza? «Certo. Che Le Grazie è l’equipaggio nettamente più forte, in grado di dare cento metri di distacco agli avversari. Il loro segreto è la certosina preparazione. Sono in mare già alle sei del mattino e poi ci tornano al pomeriggio. La verità è questa» Vabbé, però “scarrellare” è vietato. «Che cosa significa “scarrellare”, aiutarsi nella voga con le gambe?Tutti lo abbiamo fatto e tutti lo fanno. Chi conosce una barca da Palio,sa perfettamente che è impossibile non muovere le gambe ma su un bancone largo 20 centimetri c’è ben poca possibilità di avvantaggiarsi della spinta. Io vogavo con una gamba sul ferma piedi e una libera. Lo facevano tutti e nessuno ha mai gridato allo scandalo. Lo chieda anche ad Antonio Flautone, mio compagno in quell’equipaggio plurivittorioso.- Anche lui glielo confermerà». Secondo lei è un attacco personale verso l’allenatore delle Grazie, Luca Cavallini? «Sembra proprio di sì. Per me Cavallini è stato un grande atleta ed è una persona onesta. Lo dico con cognizione di causa per averlo allenato nel 1999 a Cadimare, anno in cui vincemmo il Palio» Anche quell’anno ci fu una mezza rivoluzione: per Cavallini che proveniva dal sedile mobile e per lo “straniero” Striani. «Si, ricordo. La solita storia. Eravamo i più forti e abbiamo vinto». Passiamo all’altro argomento scottante, il doping. Secondo lei circolano sostanze proibite tra i vogatori? «Secondo la mia esperienza, da vogatore prima e da allenatore in seguito, le rispondo di no o, perlomeno, io non sono mai venuto a conoscenza di movimenti strani e, ancor meno, della somministrazione di sostanze dopanti». Ma ai vostri tempi qualche “bombetta” non la prendevate? «Come no. Fugassa e menestrón. Con la fame che ci ritrovavamo non c’era bisogno d’altro. Erano dei corroboranti eccezionali. Poi, una volta terminati gli allenamenti e le gare, tutte le fontane di Cadimare e delle borgate erano le nostre. Le prosciugavano, tanta era la sete che avevamo in corpo». AMERIGO LUALDI
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