E il figlio del fondatore resta fuori, con i “ribelli”
NOVANT’ANNI di passione: 1925-2015. Questo il titolo del libro, che il comitato delle borgate ha commissionato a Roberto Besana, fotografo, a Selene Ricco, a Francesco Faggioni, Roberto Mancini, Mariano Alberto Vignali. Il presidente del Comitato Borgate, Massimo Gianello, e la vicepresidente, hanno sottolineato il valore delle borgate, “parte della nostra storia”. Forcieri ha dato atto del valore della pubblicazione. Il curatore Besana, che spezzino non è, ha detto di aver accolto l’impegno con “il tremito ai polsi, nel timore di un qualche errore”. E curiosamente, proprio da un non spezzino è venuto l’invito a “non lasciar disperdere una memoria che si va perdendo”, e a considerare “l’idea di fare un museo”. I sindaci di Portovenere, Matteo Cozzani, e della Spezia, Massimo Federici, ed i vertici della Marina, hanno testimoniato il forte consenso al lavoro delle borgate, e al significato anche simbolico che il Palio ha. Grande assente, Angelo Majoli: figlio ed erede del fondatore del Palio, e quindi simbolo vivente della storia di un evento nato dalle disfide fra le barche dei muscolai e dei pescatori. Majoli – pur invitato – ha scelto di restare fuori, con i muscolai: e di condividerne la protesta. A celebrare la sua famiglia ci hanno pensato gli autori del volume, dando atto che Majoli è stato “la persona fisica che credendo nel Palio, iniziò a lavorarci nel 1925, e lo tirò fuori dalla festa del mare, ci passò l’intera vita, fino alla morte quasi centenario”. Ci si è poi interrogati sulle ragioni dell’unicità del Palio spezzino, fra sfida agonistica, progettuale e concettuale: «Perché è solo qui? Per una serie di fortunate e fortuite coincidenze, dalla ragione storica della presenza dell’Arsenale, una Babele di popoli, uniti dal mare, a quella della Lega Navale che fondò qui la sua prima sezione nazionale. Nacque così la festa del mare. E in seno alla festa del mare, il Palio». R.S.
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