Gli uomini passati alla storia
PALIO DEL GOLFO DELLA SPEZIA
Angelo Maioli
Figura storica, carismatica, paterna del “Palio“, per decenni aveva abituato il pubblico della passeggiata Costantino Morin al suo passaggio, sulla barca della federazione di canottaggio a sedile fisso. La sua minuta figura scatenava l’applauso delle migliaia di spettatori.
Arturo Idilio Mori: Il Patron
Se Angelo Maioli è comunemente riconosciuto come il Papà del Palio, tra i vari dirigenti che hanno offerto contributi vitali e, per certi aspetti, irripetibili alla crescita
della disfida, vi è un cadamoto purosangue che nel 1979 ne raccolse l’eredità.
Arturo Mori, che sin dagli anni ’30 compare nelle foto d’epoca accanto agli equipaggi vincenti, che negli anni ’40 aveva difeso con passione le ragioni della sua Borgata e che, negli anni ’50 era stato anche Presidente della Federcanottaggio Provinciale, alla morte di Maioli ne prosegue l’opera, diventando il Patron del “Palio del Golfo“.
Gianni Casali
Chi e’ Gianni Casali, capo borgata del Canaletto e personaggio storico del “Palio del Golfo”.
Abbiamo intervistato Gianni Casali, personaggio storico e capo-borgata del Canaletto.
Gianni, illustraci la tua carta d’identità, anagrafica e sportiva…
Sono nato il 3 aprile del 1944. Amo da sempre il mare che è stato anche la mia vita. Ho cominciato a lavorare in mare quando avevo 14 anni. Ho poi intrapreso la carriera di vogatore, uno sport molto importante a quei tempi. Era certamente un vita dura perché conciliare il lavoro di miticoltore con questo tipo di sport non era facile. E’ anche vero però, che mi sono preso belle soddisfazioni, in quanto ho vinto tanto. A 16 anni venni imbarcato per il Palio senior nella borgata del Canaletto, dove rimasi per altri tre anni, durante i quali il mio equipaggio arrivò sempre secondo, per tre o quattro secondi. Così, l’anno successivo cambiammo borgata. Anche perché al Canaletto c’era la tradizione di avere le barche vecchie: non pareva si potesse quindi avere la soddisfazione di rompere quella monotonia…arrivare sempre secondi. Passammo al San Terenzo dove, subito nel 1964, vincemmo. La cosa ci diede tantissima soddisfazione perché era dal ’43 che il San Terenzo non vinceva il Palio del Golfo. Quello fu però anche un anno di sofferenza, perché il Canaletto ci considerava dei “venduti”, delle persone poco serie dopo il nostro cambio borgata. Dal canto nostro però, il cuore era sempre rimasto al Canaletto. Ai dirigenti dell’epoca avevamo detto subito che, nel caso ci avessero messo a disposizione una barca nuova, saremmo tornati più che volentieri nella nostra borgata. Ciò accadde nel 1964 quando il Canaletto fece fare dai fratelli Mori quella famosa barca che tanto avevamo desiderato. Tuttavia, dato che i tempi non permisero ai Mori di consegnarci in tempo l’imbarcazione, per quell’anno ci fu prestata dal San Terenzo, in ringraziamento della vittoria che avevamo portato l’anno precedente alla borgata. E fu con quella barca che il Canaletto vinse il Palio del Golfo, come pure i successivi tre. Fu così che il Palio del Golfo divenne una passione per me, passione che poi ho trasmesso anche alla mia famiglia. Infatti, ho iniziato al Palio mio figlio quando aveva l’età per vogare negli junior. E anche lui ha avuto la fortuna di conoscere la gloria vincendo prima due pali junior e poi due senior. Era tanta la mia passione per il Palio che alla fine anche mia moglie ha deciso di inserirsi in un gruppo di borgatari che si dedicavano alla sfilata. Un gruppo a cui tengo particolarmente perché è grazie a loro che da un paio di anni a questa parte il Canaletto vince la sfilata del Palio del Golfo.
Ho semplicemente cercato di trasmettere ai miei cari questo mio entusiasmo. Per tanti anni, hanno vissuto da vicino il Palio del Golfo. Ora lo vivono in prima persona.
Diciamo che in 35 anni di attività nel Palio, ne ho viste un po’ di tutti i colori, come si dice..Per quanto riguarda gli aneddoti, come vogatore ne ricordo uno relativo al 1962 quando ero poco più di un ragazzino ed ero già capovoga nel Canaletto. Mi ricordo che le pre-Palio erano state vinte un po’ da noi e un po’ dall’equipaggio del Cadimare. Si aspettava quindi la gara del Palio per poter consacrare l’equipaggio più forte. Quel giorno facemmo prendere al timoniere come punto di riferimento la poppa di una nave che aveva una bandiera in cima. Peccammo però di ingenuità perché nel giro di un quarto d’ora, a causa del vento, la nave si spostò andando a segnare un altro traguardo. Per cui quel giorno, dopo essere stati in vantaggio per 1.000 metri, andammo a girare verso la boa del Lerici. A quel punto accorgendoci dell’errore, facemmo una virata particolare che ci fece perdere dei secondi preziosi. Alla fine vinse il CRDD e ricordo che quando sbarcammo piangevo dalla rabbia perché avevamo perso per una sciocchezza. Fu lì che uno dei più grandi personaggi del palio, Attilio Mori, mi appoggio una mano sulla spalla e mi disse “Vedrai che ne vincerai altri di Palii”. E difatti fu così. Da capo-borgata, una storia che ricordo è relativa a quando mi squalificarono per ben due anni. Nel 1991, quando fu il Muggiano a vincere il Palio, c’era una tecnica nuova, chiamata dello “scarellamento”. La Federazione non ha mai stato accettato il fatto che un equipaggio potesse “scarellare” il sedile mobile, in quanto essendo la nostra una Lega Canottaggio a Sedile Fisso, il sedile deve essere fisso e non può essere mosso. Quell’anno io feci presente che avrebbe vinto una barca che “scarellava”. E così successe. Ma dato che nella Lega c’era qualcuno a cui questa cosa aveva dato fastidio, venni squalificato. Andai a Genova per esporre le mie ragioni e mi venne detto che se avessi scritto ai giornali dicendo che quello che avevo detto non era vero, avrebbero ritirato la mia squalifica. Io non lo feci e quindi, per aver detto la verità, mi beccai due anni di squalifica.
Per cui hai vissuto due anni di Palio da spettatore, senza poter essere attivo…
No, quello che dovevo fare lo facevo. Solamente non potevo apparire negli scritti, non potevo avere un cartellino, eccetera. Anzi, dato che a quel punto potevo, mi tolsi anche qualche soddisfazione dicendo finalmente quello che pensavo ad alcune persone.
Nel 2005 il Palio del Golfo sta per vivere la sua 80’ edizione. Cosa è cambiato e cosa si può migliorare nel Palio?
Ora che il Palio è ripreso da tante televisioni, tutti possono vederlo. Prima era solo di pochi, e cioè di quelli che se ne appassionavano e lo vivevano in prima persona. Ed erano solo una piccola parte della nostra città. Ora grazie ai media, tantissime persone lo possono guardare anche da casa. E chi dice che c’è sempre meno gente si ricordi che è pur vero che tante persone preferiscono vedere il Palio sulla loro poltrona, senza andare nella calca che, la prima domenica di agosto, si riversa sulla passeggiata Morin. E’ vero che ci sarebbero da migliorare tante cose. Per quanto mi riguarda, ho sempre detto che per gli spezzini il Palio dovrebbe diventare come il Palio di Siena per i senesi. Se non ci riusciamo è perché sono sempre meno i soldi che vengono stanziati per questa manifestazione. Il Palio in sé per sé è una manifestazione eccezionale, ma ci sono poi tante altre “rifiniture” che sono importanti, quelle che contano. Pensiamo ad esempio ad una tribuna per tutta l’intera passeggiata Morin per dare la possibilità anche ai più anziani o ai bambini di poter vedere seduti con tranquillità la gara.
Umberto Bordino
Alcuni giorni dopo la Gara, abbiamo intervistato Umberto Bordino, speaker ufficiale del “Palio del Golfo” .
La giornata delle gare è stata senz’altro meravigliosa. Sul piano puramente tecnico, devo dire che sono stati disputati ad alto livello tutti e tre i Palii. Anche se per quello femminile l’esiguo numero di partecipanti ha ridotto il campo di gara e i due armi favoriti hanno fatto una gara a sé. Invece, non mi sembra che abbia raccolto altrettanti lusinghieri giudizi la sfilata. Anzi mi sembra che ne abbia raccolti di negativi. Siamo un po’ dubbiosi sul futuro e sul senso di questa sfilata, fatta con molta approssimazione.
Ci sono delle borgate, come Canaletto, Fossamastra e Marola, che in passato hanno partecipato al Palio femminile, andando anche a vincerlo. Almeno da loro, ci aspettiamo senz’altro che schierino ancora un armo femminile, secondo il buon senso e la logica dell’albo d’oro. Così, si arriverebbe a otto armi in mare. Penso che alla fine sia un problema di organizzazione interna delle borgate. Per cui con un po’ di buona volontà e un sussidio economico, di cui le borgate necessitano, potremo vedere altri equipaggi femminili gareggiare per il Palio.
Durante la presentazione del Palio avevo più volte fatto presente il mio dispiacere per l’assenza del Lerici. E’ pur vero che il Comune di Lerici era ugualmente rappresentato dal Muggiano, dal San Terenzo, dalla Venere Azzurra e dal Tellaro. Mancava però il capoluogo. Dato che a Lerici non penso si possa parlare di problemi economici e che, da parte del Sindaco neo-eletto, mi sembra ci fosse tutta la disponibilità possibile, penso che quest’anno sia mancata solo la buona volontà.